 
Buongiorno miei cari lettori,
oggi vorrei parlarvi di LA CITTÀ DI OTTONE di S.A. Chakraborty, primo capitolo
  della Trilogia Daevabad. Ho trovato questo libro piuttosto originale
  sotto molti punti di vista e non vedo l'ora di parlarvene! 
Come al solito la recensione è spoiler free !
Informazioni e Trama
Titolo: LA CITTA' DI OTTONE
Titolo originale: The City of Brass
Autore: S.A. Chakraborty
Serie: Daevabad Trilogy #1
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 3 giugno 2020
Lingua: italiano
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TRAMA: EGITTO, XVIII SECOLO. Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un'abile guaritrice e di saper condurre l'antico rito della zar. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori. Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all'interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L'arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli.

Il daeva socchiuse gli occhi. «Sei una specie di ladra, allora?»
«È una definizione riduttiva. Preferisco pensare a me stessa come
a una che si occupa di faccende delicate.»
Nella città del Cairo, Nahri è conosciuta per le sue capacità magiche e
      di guaritrice, anche se in realtà lei non ha mai creduto nella magia. Da
      abile truffatrice sa come sfruttare le superstizioni e le credenze altrui
      per poter spillare più soldi possibili ai suoi malcapitati clienti. Così
      una sera, Nahri pensa bene di arricchire la cerimonia di esorcismo che sta
      officiando, cantando la consueta litania nella sua lingua, una lingua che
      nessuno sembra conoscere ma che attira l’attenzione del demone possessore
      e non solo…
Nahri infatti evoca accidentalmente Dara, un misterioso guerriero Daeva
      che la trascinerà in un viaggio strepitoso a bordo di un tappeto volante,
      attraverso un deserto pieno di insidie, città in rovina e creature
      mitiche, diretti verso l’unica possibilità di salvezza: Daevabad, la
      leggendaria città di ottone…
La Città di Ottone è il romanzo di esordio di Shannon A. Chakraborty e
      primo, entusiasmante capitolo nella Daevabad Trilogy.
Se c’è una cosa che ho capito sui miei gusti letterari negli ultimi anni
      di letture è che amo follemente i fantasy con un
      world-building ricco di particolari, e da questo punto di vista il
      romanzo della Chakraborty mi ha conquistato completamente!
La Città di Ottone è ambientato in un mondo in cui luoghi reali e
        immaginari si mescolano e fondono, creando un mix unico e
        affascinante.
      Attingendo dall’immaginario islamico e persiano, l’autrice ordisce un
      universo popolato da diversi tipi di creature come gli ifrit,
      demoni che danno la caccia a Nahri; i marid creature che popolano i
      mari e i fiumi; i Peri, bellissimi esseri uccello dalle sembianze
      umane; ed infine i Jinn, un tempo noti come Daeva, esseri
      dotati di anima come gli umani ma creati con il fuoco.
La Città di Ottone
      è un romanzo saldamente poggiato su una mitologia pensata in ogni
      dettaglio. È vero, le prime cento pagine sono un po’ lente e intermezzate
      da ampi blocchi di informazioni, ma proprio quelle spiegazioni saranno
      necessarie per comprendere la complessità politica e culturale di Daevabad
      e dei suoi abitanti.
I personaggi sono un altro punto di forza di questo romanzo, ciascuno
        dotato di una propria spiccata personalità e con convinzioni derivate da
        esperienze personali passate che automaticamente si riflettono nelle
        loro azioni.
      Nahri è una ragazza orfana di vent’anni dal trascorso sconosciuto
      che ha vissuto la sua esistenza arrangiandosi come poteva e sfruttando le
      sue capacità per sopravvivere… una sorta di Aladdin al femminile con quel
      twist magico tutto da scoprire. Il corpo di Nahri sembra infatti essere
      capace di guarire ogni ferita, autorigenerandosi, ma è anche in grado di
      percepire le malattie che affliggono i corpi delle persone che ha di
      fronte.
Dara
      è il millenario guerriero Daeva dal passato tormentato, macchiato da
      crimini indicibili, che si erge a protettore di Nahri fin dal momento in
      cui si rende conto che la ragazza che lo ha evocato non è una semplice
      umana, ma potrebbe essere l’ultima discendente di una delle famiglie daeva
      più antiche e potenti.
Un altro personaggio che ho trovato molto interessante è sicuramente il
      principe Alizayd. Secondo figlio del Re di Daevabad, fine studioso
      e stretto osservante dei riti religiosi, Ali vive un costante conflitto
      interno tra il suo dovere di principe, l’amore per la sua famiglia e il
      fortissimo desiderio di aiutare i più indifesi, anche a costo di rischiare
      la propria vita.
Nella Città di Ottone trovano inoltre ampio spazio intrighi
        politici e argomenti come la diversità razziale. La Chakraborty ci
        racconta infatti la storia di un popolo discriminato solo sulla base
        della purezza di sangue. Una storia di oppressione, in cui le la paura e
        l’odio per ciò che è considerato diverso provoca più vittime di
        qualsiasi guerra.
“Non sono solo parole!» Per la rabbia, le guance pallide di Nisreen si tinsero di rosso. «Quell’insulto viene usato da secoli per demonizzare la nostra tribù. È ciò che sbraita la gente quando strappa i veli delle nostre donne e picchia i nostri uomini. È l’accusa che ci rivolgono le autorità ogni volta che vogliono razziare le nostre case o impadronirsi delle nostre proprietà.”
La Città di Ottone
        è uno di quei romanzi fantasy che ha bisogno di qualche pagina per far
        sì che scatti la scintilla… ma una volta accesa la fiamma, è impossibile
        spegnerla.
Se amate i romanzi non scontati, con una trama ricca di elementi
      originali, intrighi politici e segreti, ambientati nel magico oriente, non
      posso far altro che consigliarvi La Città di Ottone… non vedo l’ora di
      leggere il seguito!!  
Rating in Segnalibri:

4.5 Segnalibri
Intervista all'autrice
[ENG] LB: Which character was the easiest one to write about and which one was the hardest to bring to life? Why?
S.A. Chakraborty: Both Ali and Nahri were a joy to write, but I really liked diving into Nahri’s character. There were a lot of fantasy tropes I wanted to dive into and reinterpret in these books—the orphan with a secret, noble background, the jaded con artist, the brooding handsome warrior with a tragic past who must be the hero, right?—but one I really wanted to play with was the idea of magical healer. Listen, healthcare is a rough field. You’re seeing people at their worst and most vulnerable and people—both doctors and patients—are messy, complicated creatures who react to this in different ways. I wanted to show Nahri truly growing into this role, including all the struggles and setbacks that would include. And I wanted to show that this would take practice—years of it—rather than some innate talent on her part.
[ITA] LB: Quale personaggio è stato il più facile da creare e quale il più difficile? Perché?
S.A. Chakraborty: E' stata una gioia scrivere sia di Ali che di Nahri, ma mi è particolarmente piaciuto immergermi nel personaggio di quest'ultima. C'erano molti tropi fantasy in cui volevo immergermi e reinterpretare in questi libri -- l'orfana di segrete e nobili origini, il truffatore impassibile, il bel guerriero meditabondo con un tragico passato che deve essere l'eroe, no? Quella con cui volevo davvero giocare era l'idea del guaritore magico. Guarda, l'assistenza sanitaria è un campo difficile. Vedi la gente nel loro momento peggiore e più vulnerabile e le persone - sia i medici che i pazienti – sono creature caotiche e complicate che reagiscono a questo in modi diversi. Volevo mostrare che Nahri stava davvero crescendo in questo ruolo, comprese tutte le lotte e gli insuccessi che avrebbe comportato. E volevo dimostrare che ciò avrebbe richiesto pratica - anni - piuttosto che un talento innato da parte sua.

Cosa ne pensate? Lo leggerete?
Vi lascio il calendario dell'iniziativa per non perdere le altre recensioni
 
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HAPPY READINGS
Ho ricevuto il libro in omaggio in cambio di una mia onesta opinione.




 


 
Non vedo l'ora di leggere il seguito!
RispondiEliminaAnche io!! Il finale lascia col fiato sospeso *-*
EliminaI personaggi mi hanno conquistata, le atmosfere sono meravigliose, però davvero troppi dettagli nella prima parte, per quanto utili, per me hanno rallentato molto la lettura. Bellissima recensione comunque! Poi facci sapere cosa pensi del secondo libro ;)
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