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13 giugno 2016

Spotlight on... SUPERNOVA (Stars Saga) di Paola Garbarino | VUOI CONOSCERE UN CASINO? di Alex Astrid

Spotlight on...  la mia rubrica dedicata agli autori italiani emergenti o autopubblicati

Buon lunedì Bookworms,
finalmente mi sono ripresa dall'influenza e mi sento una persona nuova! XD 
Oggi vi vorrei segnalare due nuovi romanzi, nell'appuntamento con la rubrica Spotlight on..., dedicato ad autori emergenti o autopubblicati: Supernova (Star Saga #3) di Paola Garbarino e Vuoi conoscere un casino? di Alex Astrid.

Informazioni e trama

Titolo: SUPERNOVA
Autore: Paola Garbarino
Serie: Star Saga #3
Disponibile dal 23 giugno 2016 (Disponibile per il preordine!) 
Lingua: Italiano
TRAMA: Il romanzo è il terzo capitolo della Stars Saga.
Rientra nella categoria New adult.
La storia è contemporanea, inizia in Italia, a Genova, per poi spostarsi a New York e a Londra.
La narrazione è in prima persona e avviene, alternata, attraverso la voce della protagonista femminile, Lisa e del protagonista maschile, Thorger.
Continua la storia d’amore tra Lisa e Thorger, iniziata in “Come la coda delle comete” e proseguita in “Black Hole”.
Il mondo da rockstar di Thorger, dorato e nero e il mondo semplice ma grigio di Lisa si sono incontrati. Due esistenze assai diverse, ma due spiriti affini, che si sono innamorati perdutamente l’uno dell’altra. Entrambi con pesanti segreti sulle spalle e un tormento esistenziale nel cuore. Ma l’Amore da solo, a volte, non basta! Dopo il periodo esaltante dell’innamoramento, deve seguire la scoperta dell’altro, l’accettazione; l’innamoramento deve trasformarsi in amore perché soltanto così potrà crescere. Lisa ha lasciato tutto ciò che è stata la sua vita sino a quel momento, per raggiungere lui a New York, nel suo mondo da rockstar che altro non è che una gabbia per coloro che avrebbero ali: una voliera, d’oro, ma pur sempre gabbia! E qui nella Grande Mela, in questa prigione dorata, i due mondi di Lisa e Thorger collidono! Il buco nero delle loro paure rischia di risucchiarli, di annientare il loro personale miracolo. Attanagliato dalle insicurezze che ancora si porta dietro, Thorger sente che la storia gli sta scivolando via dalle dita e decide di compiere un passo che possa spazzare quelle ombre: le chiede di trascorrere tutto il loro futuro insieme. Lisa ne è felice ma anche terribilmente spaventata, sa che i problemi sono ancora lì e non vuole rischiare di fare gli stessi sbagli che ha fatto con Jack, il ragazzo genovese con cui è stata cinque anni e di cui ora non sa più nulla perché lui l’ha come cancellata dalla propria vita. Thorger le propone allora un patto, al termine del quale Lisa lo sposerà; ma quando il patto sta per giungere al termine, quando la magia sembra esser stata ritrovata, quando anche il fratello gemello di Thorger, Harald, pare aver trovato un suo modo per essere felice insieme a una ragazza semplice, Thorger viene avvisato che Lisa è stata aggredita. Come un Romeo pazzo di dolore corre verso l’ospedale, senza sapere se la sua Giulietta sia viva o morta...

Il Mondo intero non esisteva se lei non c’era! Potevano staccare i fili che tenevano su le Stelle! L’intera Creazione sarebbe stata da buttare nel cesso se il suo sorriso non c’era più! Lisa era come la Luce: se è presente, non esiste il Buio. E al tempo stesso sapevo che soltanto la Luce può creare le Ombre. Avevamo le nostre ma adesso non mi sembravano importanti. Erano niente!


Stars Saga (Le cose che non sapevamo di noi):
1. Come la coda delle Comete
2. Black Hole
3. Supernova
4. Pulsar (Ottobre 2016)

Sono nata a Genova nel 1974. Laureata in Lettere, ho lavorato nella Scuola pubblica. Ho vissuto in Finlandia, Corea del Sud, Inghilterra. Attualmente vivo a Doha, con mio marito e le nostre due figlie.

Contatti:
Sito Web: Paola Garbarino


Informazioni e trama


Titolo: Vuoi Conoscere un Casino?
Autore: Alex Astrid
Editore: Edizioni il Ciliegio 
Disponibile dal 23 Giugno 2016
Lingua: italiano

TRAMA: Giorgia è una sedicenne della provincia di Milano, scrive a Martina, la cugina morta pochi mesi prima in un incidente d’auto. Martina diventa così “un diario”, un’amica invisibile che accoglie tutte le confessioni e gli sfoghi di Giorgia. La prima lettera è datata 5 febbraio 2014 e narra gli avvenimenti accaduti subito dopo la scomparsa di Martina. Nelle lettere successive Giorgia racconta la sua vita: la famiglia, gli amici, gli amori, ma anche le delusioni e le grandi e piccole gioie. La ragazza racconta soprattutto la storia di un viaggio interiore che la porta fino alla liberazione delle proprie paure e incertezze.
In Vuoi conoscere un casino? c’è tutto il mondo dei giovani di oggi, senza filtri e ipocrisie.
 Ho iniziato a piangere quasi senza accorgermene, gocce delicate sul viso, che si sono mescolate alla pioggia, dolce e salato. Un dito sulla guancia. Mi sentivo stupida. Piangevo? Cosa vuol dire piangere? Che senso ha? Perché se sono triste piango, ma piango anche se sono felice? Avevo sete, tanta sete. Ho alzato la testa per assaggiare la pioggia. Pioggia, lacrime, pioggia. Che differenza c’è? Riccardo è a casa adesso? A casa di chi? Sua? Non penso. Lo ho immaginato sotto il mio stesso cielo, le mie stesse nuvole scure, la stessa sete. Però niente lacrime per lui, quelle sono solo mie. Solo io sto male, lui forse è felice, fatto e senza di me. Ho girato su me stessa, una, due, tre volte. Una risata. Un singhiozzo. Sono quasi caduta. Due mani sulle spalle.
«Stai bene?» ha chiesto preoccupato un ragazzo riccio. Mi sono vista riflessa nei suoi occhi scuri: bagnata, fradicia, la borsa messa a caso, le labbra mordicchiate, la matita sbavata e l’espressione stordita. Ho annuito. Confusa io, confuso lui.
«Sicura?»
Non l’ho convinto per niente.
Ho di nuovo scosso il capo.
«Invece non mi sembra che tu stia bene. Io sono Daniele, e chiunque tu sia non ho intenzione di lasciarti ondeggiare in questo modo. Dove devi andare?»
Lo vedevo sfocato, opaco...
Ho sbattuto gli occhi, li ho sfregati nervosamente con le mani. Andava meglio.
«No, grazie, dai, sto bene, davvero, scusa se sembro così...» Non ho trovato un aggettivo adeguato.
«Incasinata? Matta?» mi è venuto in soccorso lui.
«Sì, così incasinata. Scusa ma io sono un casino. Adesso vado.» Ho allontanato delicatamente le sue braccia, che erano ancora sulle mie spalle, e me ne sono andata, barcollante.
Oggi quasi non ci ho fatto caso, forse non l’ho sentito, forse l’ho solo immaginato, ma quel ragazzo, quel Da¬niele, quando mi sono voltata, ha sussurrato tra sé: «Lei è un casino... mi piace come nome. Casino.».
Che cosa ne pensate?

Buone Letture,


13 marzo 2016

Spotlight on... #1 | BLACK HOLE di Paola Garbarino

Spotlight on...  la mia rubrica dedicata agli autori italiani emergenti o autopubblicati

Cari Bookworms,
siete pronti a scoprire insieme a me tre nuovi autori??? (ci saranno 2 post separati!)
Il primo romanzo di cui vorrei parlarvi è BLACK HOLE di Paola Garbarino, il secondo romanzo nella serie Stars Saga.
Il romanzo rientra nella categoria romance, adatto a una fascia di pubblico new adult.
La storia è ambientata inizialmente in Italia, a Genova, (nel primo capitolo della saga “Come la coda delle comete”), per poi spostarsi a New York.

Informazioni e Trama

Titolo: BLACK HOLE
Autore: Paola Garbarin
Serie: Stars Saga
Data di pubblicazione: 7 marzo 2016
TRAMA: Continua la storia d’amore tra Lisa e Thorger, iniziata in “Come la coda delle comete”.
Dalla semplice vita da universitaria genovese, uscita da poco da una lunga e tormentata relazione, Lisa si ritrova catapultata a New York, nel mondo da rockstar dei gemelli Thorger e Harald Kuehn, noti come T e Ra Stark della band Supernova. Sono state le cose che non sapevano l’uno dell’altra a renderli pronti a innamorarsi, ma il viaggio è appena cominciato ed entrambi iniziano a capire che l’Amore da solo, a volte, non basta! Thorger si porta ancora appresso parte dei tormenti che l’hanno precedentemente condotto alla morte; Lisa deve vivere nella sua ombra perché, da contratto, lui non può dichiararsi sentimentalmente impegnato; e la presenza di Harald prende sempre più forza, turbando equilibri precari. Il passato di Thorger, nella figura della modella Astrid, si ripresenta. Alex e Diana, gli storici amici di Lisa, l’attendono a Londra per iniziare una nuova vita. Ancora una volta, Lisa e Thorger dovranno lottare per mantenere intatto il loro personale miracolo, ma cosa saranno disposti a fare per raggiungere il loro obiettivo e che cosa rischieranno di perdere durante il cammino?
Lisa: La sua gelosia ha inghiottito la nostra storia... Non voglio che ci consumiamo come la coda delle Comete! Non voglio che ci annientiamo dentro al Buco Nero delle nostre paure! Voglio che siamo Stelle, fulgenti, più splendenti del Sole, come una Supernova!
Thorger: Il Destino non poteva farci questo! Non poteva averci fatto incontrare per poi separarci così! Il mio cervello mi catapultò, assurdamente, a una delle scene più intense del Romeo e Giulietta e qualcosa mi si ruppe dentro; una premonizione, una strisciante consapevolezza paranormale o forse solo l’istinto primitivo che avverte gli Animali dell’arrivo di un terremoto: stavo correndo verso il culmine del Nero! Stelle, come un Romeo che galoppa da Mantova a Verona pazzo di dolore, io vi sfido!
Stelle, io vi sfido!
Stars Saga (Le cose che non sapevamo di noi):
1. Come la coda delle comete
2. Black Hole
3. Supernova (inedito)
Sono nata a Genova nel 1974. Laureata in Lettere, ho lavorato nella Scuola pubblica. Ho vissuto in Corea del Sud e attualmente vivo a Londra, con mio marito e le nostre due figlie.

Contatti:
PAOLA GARBARINO: paolagarbarinowriter@gmail.com

[Lisa - Imprinting]

Stanotte il Thorger sapiens sapiens si era estinto. Era un cro magnon! Anzi no, troppo evoluti: neanderthal era più appropriato! Neppure, stanotte si era comportato da scimmione e basta, niente evoluzione!
Battevo istericamente sulla mia tastiera mentre scrivevo la scena madre di un litigio tra i miei due protagonisti: ero ispiratissima!
Gettai un occhio all’orologio del portatile: erano quasi le cinque del mattino. Non sentivo la stanchezza, ero troppo piena di adrenalina; e non volevo andare a dormire nella stanza degli ospiti. Al Diavolo! Sarei rimasta qui a scrivere finché non fossi svenuta sulla tastiera o, se Thorger avesse continuato a fare il duro e puro rintanato in camera (magari dormiva beatamente ma mi sarei tagliata le gambe prima di andare ad assicurarmene), probabilmente Harald mi avrebbe trovata qui quando sarebbe entrato per farsi la colazione, visto che stanotte era venuto a dormire a casa (Konstantin aveva rimorchiato, roba appariscente)!
Quindi pensai di aver scritto per ore o di essermi davvero addormentata, quando mi trovai Harald davanti. Sobbalzai sullo sgabello “Mi fai venire un infarto!”
Le sue labbra si aprirono in uno dei suoi sorrisi sardonici “Io lo faccio venire a te?! Lisa, mi sono svegliato e volevo bere. Cosa ci fai tu qui a quest’ora?”
Non scrivevo mai di notte, non se Thorger era a casa, almeno e di solito non occupavo la cucina. Mi uscì tutto fuori “Sono incazzata!”
Harald rise, piano “Hey, le parolacce in bocca a te non stanno bene!”
“Non sono perfetta!” sbottai.
“Vuoi berci sopra?”
“È l’alba!”
Andò al frigo, tirò fuori una bottiglia di latte e ne versò due bicchieri, poi mi porse il mio “Bevi piano, è freddo!” continuando a fare uno di quei suoi sorrisetti.
“Sì, papà!” stetti allo scherzo.
“Non sono tuo padre!” e mi rivolse uno sguardo che mi fece effetto in un modo che non mi capitava da quando mi aveva aiutata a tirare giù quelle famose tazzine nella mia cucina.
Ok, ero ufficialmente fuori di testa “Credimi, lo so!” mi uscì, non migliorando la situazione.
“Che ti è successo?” mentre sorseggiava il suo latte, appoggiato al bancone.
Avevo il suo torace nudo a un metro. Non l’avevo mai visto così. Riuscivo a sentire il calore che emanava. Perché i Maschi sembrano sempre dei caloriferi? Fanno da diffusori di feromoni! Mi stava entrando nelle narici: un misto di sapone, deodorante e soprattutto il suo odore. Era diverso da quello di Thorger, che mi faceva venir voglia di rifugiarmi immediatamente fra le sue braccia. Quello di Harald era l’odore pericoloso della tentazione! Come avevo studiato per Scienze, dal mio organo vomeronasale stava andando direttamente nell’ipotalamo, che mi mandava indietro l’avviso che quel ragazzo non era una preda, ma un cacciatore, forte.
Ero umana, ero una donna e, anche se innamorata, non ero cieca e certi meccanismi ormonali funzionano indipendentemente dal raziocinio, perché aggirano la corteccia cerebrale che è quella che ci rende consapevoli, passando direttamente per l’ipotalamo che è il centro di controllo delle emozioni e dell’istinto. Come mi aveva detto una volta Thorger, eravamo evoluti, ma per certe cose eravamo rimasti primitivi. Spesso era così che mi faceva sentire Harald, mi aveva sempre fatto quell’effetto dalla prima volta che avevo abbassato gli occhi sulle sue labbra a L’Inferno.
Mentre gli fissavo il torace pensai che, per certi versi, noi Donne siamo come la papera di Lorenz nel famoso esperimento scientifico: questione di Imprinting. Fa’ in modo che associamo la vista di un bel torace maschile a qualcosa di piacevole e noi sbaveremo ogni volta che ne vedremo uno. Forse funziona così anche per gli Uomini e spiega perché siano così attratti dal seno femminile: sin da neonati lo associano a una sensazione di appagamento!
“Allora?!”
Mi ripresi dalle mie elucubrazioni chimiche e psicologiche. Con Harald i formalismi non avevano mai funzionato e quando vi avevo provato mi aveva smascherata subito “Pensi che riesca a concentrarmi sulla risposta, se sei conciato così?!” ok, ero anche totalmente senza filtro. Arrabbiarmi mi faceva questo effetto. Il mio ipotalamo ci stava dando dentro alla grande!
“Tutta roba che hai già visto!” sorrise, con quel sorriso sfrontato.
“Non l’ho vista addosso a te!” sbottai “E non siete uguali.”
Harald era un po’ più grosso ed era segnato più marcatamente, come solo i Pesi possono segnare. Quando non era in sala prove era in palestra! Inoltre non aveva tatuaggi e piercing, almeno visibili. Perlomeno non indossava i boxer aderenti che usava Thorger e che non lasciavano niente all’immaginazione: lui li portava classici. Non che dovessi immaginare qualcosa visto che, da omozigote, era certamente uguale a Thorger anche lì. E Thorger era ben messo! Per i Canoni greci, la Bellezza è una questione di proporzioni: d’altronde, su un metro e novantaquattro di roba... ma forse quelle misure non dipendono dalle proporzioni, non l’avevo studiato da nessuna parte. Ecco, quest’ultimo pensiero diede il colpo di grazia al mio senso della Decenza!
Che cosa ne pensate?
Se non avete ancora letto il primo romanzo Come la coda delle Comete, affrettatevi!
E' ancora in promozione a 0.99 cent su AMAZON.

Buone Letture,

4 gennaio 2016

Spotlight on... LE CRONACHE DI TESEO di Abraham Tiberius Wayne - COME LA CODA DELLE COMETE di Paola Garbarino

Cari Bookworms,
primo appuntamento dell'anno con la rubrica Spotlight on... nella quale vi presento romanzi di autori italiani emergenti o autopubblicati, accompagnando le informazioni sui libri con un piccolo estratto.

Il primo libro di cui vorrei parlarvi è LE CRONACHE DI TESEO di Abraham Tiberius Wayne, una raccolta di sei racconti fantasy per ragazzi, attraverso i quali l'autore rielabora il mito greco di Teseo.

Informazioni e trama


Titolo: Le Cronache di Teseo
Autore: Abraham Tiberius Wayne
Editore: Les Flaneurs Edizioni
Data di pubblicazione: 10 ottobre 2015
TRAMA: “Le Cronache di Teseo” è una serie di sei racconti brevi che descrivono il mitologico viaggio dell’eroe greco da Trezene ad Atene e il celeberrimo episodio che vede il figlio di Etra confrontarsi con il minotauro, il tutto riproposto in chiave fantasy. Elementi tipici e atipici del genere quali incantesimi, evocazioni, pozioni, creature fantastiche della mitologia greca, ebraica e del folklore italiano non alterano i connotati della struttura del mito greco: gli Dei, i loro capricci e i giochi di potere conservano sempre un ruolo predominante e il Fato continua a essere un’entità cui è inutile sottrarsi. Tuttavia, contrariamente al canonico eroe greco, il protagonista presentato in questa raccolta ha necessità di maturare come uomo e come guerriero per ogni fatica superata ed è questo il suo più grande punto di forza, nonché ciò che gli permette di valicare i limiti del tempo e dello spazio e di giungere fino al lettore del nostro secolo per toccarlo nel profondo. 
Il corteo avanzava lento nella nebbia. Teseo camminava col capo chino mentre aiutava altri tre uomini nel trasporto del defunto mentre le prefiche urlavano e si lamentavano.
Un passo dopo l’altro ci si avvicinava al sepolcro e i suonatori di flauto intonavano una malinconica nenia. La necropoli era deserta: appariva quasi distrutta, logorata dal tempo, consumata dai ricordi.
Quando gli fu ordinato, il figlio di Etra adagiò con cura il corpo avvolto in un sudario nella bara di terracotta mentre una donna eseguiva la libagione.
Ascoltò l’elogio funebre e volgendo lo sguardo altrove, la sua attenzione fu catturata da una seconda figura femminile, silenziosa e inquietante. Lo fissava con i suoi occhi bianchi privi di iride e pupille. Quando il sepolcro fu chiuso, il giovane stregone la raggiunse e, attorno a loro, ogni cosa rimase in silenzio. Anche il vento che muoveva i lunghi capelli del ragazzo, ammutolì.
«Se hai da parlarmi, donna, sii veloce».
«Teseo, figlio di Etra: ebbene, riconosci il mio volto?».
«No. Non l’ho mai veduto in vita mia».
«E mai avresti dovuto. Tuttavia sai che sono qui per portarti un messaggio. Sono Promeneia primo oracolo di Dodona» si presentò la donna.
«Non ti vidi mai perché tu non cammini più tra i vivi. Perché adesso vedo il tuo viso se ancora non abito l’Ade?».
«È solo questione di tempo. A meno che non ascolti le mie parole, giovane stregone, tu perirai prima che il carro di Apollo muoia e rinasca due volte».
«Quali altre sciagure mi attendono?» chiese lui amareggiato.
«Tu sei diretto ad Atene: la strada che hai scelto di percorrere attraversa la città di Megara ma, prima di arrivarvi, due calamità ne sorvegliano il sentiero. La prima è un mostro marino di forza e ferocia impareggiabili: Scirone il Leviatano, Signore delle creature che abitano i mari».
«Come ucciderlo?».
«Non puoi» rispose grave la donna. «Non è un dio ma ne condivide l’immortalità. È nato dalla pazzia di Chronos, prima che gli altri dei abitassero l’Olimpo».
«Come posso sfuggire alla sua furia?».
«Torna sui tuoi passi, Teseo. Raggiungi il Monte di Artemide. Lì, sul fianco baciato dal sole che muore, c’è una porta che conduce agli Inferi, non più osservata da Sini il Golem che tu hai distrutto. L’unica sua difesa è la Gigat Fea, una creatura mezza donna, mezzo caprone. Non sono i suoi colpi che devi temere, poiché sono ben poca cosa rispetto a ciò che hai già affrontato. Fa’ attenzione, piuttosto, a ciò che porta in cinta. La sua cintura vale la tua vita, figlio di Etra. Essa sostiene tre ampolle. La prima contiene un liquido azzurro, splendente come il cielo quando il Sole è alto, capace di ghiacciare i forni di Efesto. La seconda racchiude la pozione dell’invisibilità, grazie alla quale sarai un’ombra nella notte. L’ultima è la più terribile: è una piccola ampolla contenente un liquido nero e vischioso. La pozione viene chiamata “Ordine di Zeus” e permette di richiamare il potere di Atropo, la Moira che recide il filo della vita. Le ultime due, più la pozione di Asclepio che già possiedi, ti saranno vitali per affrontare Asterione in un futuro possibile. Ascolta le mie parole, Teseo: non danneggiare le fiale e usa la prima ampolla per fermare il Leviatano. Le altre pozioni ti garantirebbero una vittoria tanto facile adesso quanto veloce sarà la tua morte nelle prossime prove».
«Hai parlato di una sola minaccia lungo la via di Megara. Quale sarebbe la seconda?».
«Lui, Teseo, è un pericolo che devi temere anche di più della creatura immortale. È l’unico uomo capace di addomesticare il Leviatano, cui ha donato il suo nome affinché possa essere dimenticato. Scirone il brigante vive nell’ombra: nessuno lo ricorda e col passare degli anni pronunciando il suo nome ci si è riferito sempre di più unicamente al mostro marino. Non è un semplice ladrone: è un sadico, pericolosamente abile nella magia, che si diverte a dare i poveri passanti in pasto alla sua creatura lanciandoli dalla scogliera. Affinché tu viva non serve solo sconfiggerlo, ma anche affrontarlo ad armi pari, senza l’aiuto di pozioni. Lo stregone più potente guarderà le stelle ancora una volta, il più debole bagnerà con il proprio sangue la terra ellenica».
«Che interesse hai nell’aiutarmi?» chiese Teseo.
«Io sono solo la voce degli Dei, così in vita, così da morta. Il Dio del Sole e delle profezie mi manda a te, mostrandoti cosa egli ha visto con gli occhi del futuro. Questo è il tuo rito funebre, Teseo, e il corpo che trasportavi era il tuo».
«Non è possibile…» si ritrasse inorridito, «non ho riconosciuto nessuno tra i presenti. Chi si è occupato delle libagioni non era mia madre!».
«Non hai riconosciuto Etra solo perché chi muore perde ogni legame con il mondo dei vivi. Sacrifica la scrofa che hai catturato nei pressi di Crommione. Tributala ad Apollo ed egli ti accompagnerà in questa nuova avventura. Il mio tempo è giunto al capolinea. Spero per te che trascorreranno molti inverni prima del nostro prossimo incontro. Addio».
Quelle furono le ultime parole che Teseo udì prima di svegliarsi. Si mise in piedi scrutando l’orizzonte nella notte: Megara era a meno di due giorni di cammino ma tra lui e la città, in quel momento, vi era la morte certa. Non aveva alcuna scelta: guardò la scrofa che tranquilla dormiva legata a un albero ed estrasse il pugnale.

Il secondo romanzo che vi presento in questo post è COME LA CODA DELLE COMETE di Paola Garbarino, un romance new adult ambientato tra Genova e New York e costruito sull'alternarsi del duplice punto di vista di Lisa e Thorger.

Informazioni e Trama




Titolo: Come la Coda delle Comete
Autore:  Paola Garbarino
Autopubblicato
Data di pubblicazione: 21 novembre 2015

TRAMA: Lisa è una studentessa universitaria appena uscita da una lunga e travagliata storia d'amore. Thorger è uno studente erasmus, austriaco, che si fermerà in Italia soltanto pochi mesi. Le cose che non sanno l'uno dell'altra saranno quelle che li avvicineranno, ma, al tempo stesso, che rischieranno di dividerli. Lei ha un oscuro segreto; lui ne ha più di uno ed è una rockstar in incognito, con un fratello gemello che sembra avere tutte le intenzioni di conquistare Lisa per primo. 
Amore, equivoci ed eros si mischiano in una storia narrata a due voci.


- Thorger - 
“Riuscii a far svanire nel mio spirito tutta la speranza umana. Su ogni gioia per soffocarla ho fatto il balzo sordo della bestia feroce. Ho invocato i carnefici, per addentare, morendo, il calcio dei loro fucili.” (Arthur Rimbaud)

Non capivo dove finisse il mio corpo e iniziasse quello degli altri. Ero in mezzo a un mare di braccia e gambe. Non sapevo se le mani che mi stavano toccando appartenessero a un uomo o a una donna. Volevo ribellarmi, ma non riuscivo a muovere un muscolo.
La mia testa era da tempo che aveva smesso di essere lucida. Lo sapevo. Eppure, di colpo, mi sembrò di snebbiarmi, come se avessi avuto una cortina nel cervello e qualcuno l’avesse sollevata come si alza un sipario.
Avevo chiuso gli occhi da un po’, così mi sembrava, ma avrebbero potuto essere anche soltanto pochi secondi. Ero immobile, risucchiato mio malgrado nei movimenti degli altri.
I suoni diventarono insopportabili, quegli stessi suoni che mi avevano eccitato sino a poco prima, ma forse era ormai una vita fa e ancora non me n’ero accorto.
Volevo che smettessero!
Desideravo che tutto avesse fine!
Ma il ritmo era sempre più concitato.
Non m’importava più chi fosse con chi. Volevo solo che mi lasciassero stare.
Qualcuno mi baciò il tatuaggio sul torace. Una barba ispida mi punse: volevo vomitare! Lo desideravo con tutto me stesso.
Ma non riuscivo a muovere un muscolo, né a riaprire gli occhi!
Possibile che nessuno se ne accorgesse? Forse le candele erano ormai consumate e nessuno aveva voglia di alzarsi per accendere una luce. La mia passività stava probabilmente passando per resa incondizionata, come se mi stessi altamente godendo tutte quelle attenzioni, come se stessi semplicemente facendo passare un naturale periodo refrattario. Forse il punto era proprio questo, alla fine: non c’era attenzione, non c’era nulla! Eravamo vicini, ma distanti anni luce l’uno dagli altri!
Il mio corpo sprofondava nel materasso, ma era qualcosa di più, come continuare a cadere, come le sensazioni che si provano in sogno.
Cadevo.
Stavo cadendo da un’eternità.
Non riuscivo a ricordare la prima volta in cui avevo oltrepassato il limite!
La prima in cui il desiderio era divenuto dipendenza!
La prima in cui mi ero svenduto!
La prima in cui mi ero sporcato!
Non mi sembrava così, a quel tempo, di questo ne ero certo. Non che fossi inconsapevole, sapevo ciò che facevo, ma non mi sembrava grave, solo qualcosa di giovane e un po’ stupido. E cos’è la Giovinezza, senza una buona dose di stupidità, di follia, di avventatezza? Non vi sarebbe nulla di epico, di poetico, senza un po’ di sconsideratezza!
Ma adesso, cazzo, non c’era niente, nulla di ciò che pensavo epico e poetico! C’era dell’oro, ma era falso, bastava grattare la patina per scorgere il nero. Come mettere la sporcizia sotto a un bel tappeto. Ero diventato polvere, cenere. Ero a pezzi. Peggio, ero pulviscolo schifoso da spazzare via! L’avevo fatto con le mie stesse mani.
Quando era iniziato, esattamente? E come avevo potuto credere di reggere da solo?
D’improvviso ciò che stavo vivendo divenne talmente insopportabile che sarei stato disposto a qualunque cosa, purché tutto cadesse nell’oblio.
Cercai di muovere le dita. Niente!
Tentai di gridare, ma non mi sentivo nemmeno più la bocca.
Forse ero in overdose. In coma etilico. In entrambi!
Probabilmente stavo morendo, dopo una notte d’eccessi come quel musicista anni Settanta di cui non ricordavo il nome.
E, stranamente, questa prospettiva mi rasserenò: stavo morendo!
Perfetto, così non avrei nemmeno dovuto affrontare i miei problemi, le conseguenze dello stato in cui avevo ridotti il mio corpo e la mia anima!
Lasciavo ogni cosa, il Bello e il Brutto!
Non stavo più sprofondando: ero andato talmente sotto che ero caduto in qualche altra dimensione. Sapevo che gli occhi del mio corpo erano chiusi, ma adesso vedevo qualcuno disteso su una lettiga: era un bel corpo, una bella faccia, ma nulla di più. Non era niente: io non ero più lì!
Non stavo più cadendo, al contrario. Mi sentivo forte, libero come non ero mai stato. Mi muovevo velocissimo, alla velocità del mio pensiero, verso un chiarore che sembrava aspettarmi, qualcosa di caldo, pulito; non sapevo perché, mi fece venir voglia di piangere, di gioia!
Mi dispiaceva soltanto lasciare mio fratello.
Che cosa ne pensate? 

Buone Letture,