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3 febbraio 2017

Spotlight on... IL RUBINO INTENSO DEI SEGRETI di Viviana Picchiarelli


Spotlight on...  la mia rubrica dedicata agli autori italiani

Miei cari lettori,
oggi vorrei parlarvi di Il Rubino Intenso dei Segreti di Viviana Picchiarelli.
Sono felice di presentarvi questo romanzo perché non mi capita spesso di entrare in contatto con autori che abitano (più o meno) nella mia stessa città... ed è quindi un piacere ospitare Il Rubino Intenso dei Segreti sul blog.

Il romanzo ci porta alla scoperta della famiglia Capotosti, in un ritratto senza filtri, dove le complicate dinamiche famigliari appaiono oscurate da menzogne e segreti a lungo taciuti.

Informazioni e trama

Titolo: Il rubino intenso dei segreti
Autore: Viviana Picchiarelli
Genere: Women’s fiction
Anno di Pubblicazione: 2016
Editore versione cartacea: Bertoni Editore
Editore versione digitale: Self publishing Amazon
AMAZON : e-Book |  Cartaceo

TRAMA: Rubino intenso è il colore di uno dei vini più prestigiosi prodotti ne “La Tenuta del Grappolo” dalla famiglia Capotosti. Gestita dai fratelli Gianfranco ed Enrico, dalle personalità diametralmente opposte, la tenuta è cresciuta e si è affermata nel corso dei decenni grazie alla guida ferma e decisa della madre Olivia, donna dal temperamento di ghiaccio sulla quale, però, si è abbattuta la scure dell’Alzheimer. Pur nella dimensione ovattata in cui la malattia l’ha relegata, Olivia continua indirettamente a influenzare le esistenze di tutti coloro che gravitano – e che hanno gravitato – tra le mura della tenuta. Tra questi, il nipote Michele, erede designato dell’azienda di famiglia per volere del padre Gianfranco, al quale è legato da un rapporto profondamente conflittuale. Obbligato a mettere da parte il sogno di diventare pianista, Michele diventa suo malgrado un imprenditore avido e spregiudicato, anche per cercare di buttarsi alle spalle la rabbia per la fuga improvvisa – avvenuta anni addietro – della cugina Greta, con cui aveva vissuto una storia d’amore intensa e passionale. Il ritorno inaspettato di Greta, ex ballerina di danza classica costretta a rinunciare alla carriera a causa di un brutto incidente, sarà solo il primo degli eventi che sconvolgeranno per sempre gli equilibri apparenti su cui la storia imprenditoriale e umana dei Capotosti si era andata definendo nel tempo.

“Anche se cerchiamo di convincerci del contrario, l’incapacità tutta umana del non saper vivere situazioni e persone nelle contemporaneità del loro manifestarsi fa di ognuno di noi dei ritardatari cronici, costretti a fare i conti con i rimpianti, prima ancora che con i rimorsi.”

Viviana Picchiarelli, autrice umbra, dopo aver partecipato con i propri scritti a numerose antologie, si dedica a progetti monografici pubblicando nel 2012 la raccolta di racconti “Reale Virtuale – ritratti di donne nell’era digitale” (Bertoni Editore) e nel 2013 il romanzo “La locanda delle emozioni di carta” (Bertoni Editore), la cui versione e-book è stata per settimane ai primi posti della classifica di Amazon.
Pubblica, poi, nel 2014 i due racconti “Il letto intatto” e “Di amore e Luce”, esclusivamente in formato e-book Amazon.
Fa parte da anni del gruppo letterario delle WOMEN@WORK, fondato nel 2009 da Costanza Bondi, con la quale collabora anche in veste di co-curatrice per la pubblicazione di alcuni progetti antologici di poesie e racconti, l’ultimo dei quali presentato in occasione di Umbria Libri 2016: “(Wo)men in giallo – brividi alla tastiera.”
“Il rubino intenso dei segreti”, il suo secondo romanzo, è uscito in anteprima nell’ambito della manifestazione Umbria Libri 2016, sempre per Bertoni Editore e con il marchio WOMEN@WORK.
Appassionata di tutto ciò che riguarda l’arte, in ogni sua declinazione, è costantemente alla ricerca di spunti e suggestioni che possano dar vita a nuove storie da raccontare.

Il clima estivo sembrava non volerne sapere di congedarsi, nonostante fosse autunno.
Greta, pur inconsapevolmente, forse, aveva scelto proprio quel periodo dell’anno per tornare a casa. 
Perché era il momento della vendemmia, un rito a cui non si era mai sottratta del tutto fino alla sua fuga a Milano. Un rito che era un susseguirsi di giorni in cui non si dorme, non si mangia, si vive con l’uva e per l’uva, misurando, annusando, assaggiando, meditando. 
Un rito che alla “Tenuta del Grappolo” veniva officiato rigorosamente a mano, nel rispetto della qualità e dei disciplinari di produzione e in nome di una filosofia aziendale tesa al profondo rispetto delle uve. Suo zio ne parlava sempre come di frutti dotati di una sensibilità e di una delicatezza tali da garantire risultati d’eccellenza, se supportati dalla giusta dose di tecnica, sapientemente armonizzata. L’uva, ripeteva, ha in sé tutte le potenzialità del vino che diventerà. Al momento della vendemmia, esprime pienamente ciò a cui è andata incontro durante l’anno: sole, vento, pioggia, terreno. Durante il processo di fermentazione, questa sua natura si rafforza e si dilata, se tutto funziona come dovrebbe. E quando si passa all’imbottigliamento, l’anima esiste già. 
In quel settembre inoltrato, in cui il caldo nell’aria era ancora avvolgente e persistente, anche se era nulla in confronto alla prepotenza di agosto, il calore del sole sulla pelle nuda delle sue braccia era piuttosto una carezza timida, che pareva chiedere il permesso per indorare la cute pallida che si era portata dietro da Milano. 
Greta si avventurò per i campi, seguendo il vociare lontano dei vendemmiatori e si lasciò guidare dall’aroma intenso dei grappoli ancora sui vitigni, pieni e dal contorno teso. La luce intensa della mattinata ormai avanzata esaltava il castano scuro dei suoi capelli, mettendone in evidenza le sfumature rossastre, timido retaggio materno, così come esaltava il miele degli acini pronti a esplodere in bocca sotto altra forma.
Tutto intorno, la brillantezza sfacciata delle nuance dell’autunno le tagliava gli occhi, mentre sopra di lei gli uccelli, pronti alla migrazione, sembravano storditi da quella stagione disonesta. Nonostante tutto, però, la natura avrebbe seguito il suo corso: a Greta era stato insegnato fin da bambina che quel calore fuori tempo sarebbe stato l’artefice della metamorfosi del succo dei grappoli gravidi in un mosto scalpitante e i primi freddi, contrapposti al tepore della fermentazione, avrebbero temprato il carattere del vino. Il legno delle botti, poi, ne avrebbe forgiato i tannini per trascorrere indenne l’inverno e la primavera ne avrebbe addolcito i tratti più ruvidi. Quindi, tutto sarebbe ricominciato, passando lungo nuove estati e vendemmie rinnovate: un concerto sinfonico che, anche quando avrebbe dovuto fronteggiare le stonature imposte da un clima confuso e destabilizzante, avrebbe dato vita a nuove e inaspettate armonie. 
Più si inoltrava tra i filari, lasciandosi volutamente alle spalle quelli ancora da vendemmiare e non senza una certa difficoltà dovuta alla menomazione con cui conviveva, più le sembrava di riappropriarsi di una quotidianità che aveva pensato, e forse sperato, di non dover più sperimentare. E non era in grado, in quel preciso istante, di decidere se temere quel tuffo nel passato e opporgli resistenza, o se lasciarsi avviluppare da tutto ciò che quei colori, quei suoni e quegli odori, familiari ed estranei allo stesso tempo, le stavano suggerendo. 
 Che cosa ne pensate?

Buone Letture,


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