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15 aprile 2016

Spotlight on... La Tela del Maligno di Gianpiero Pisso

Spotlight on...  la mia rubrica dedicata agli autori italiani emergenti o autopubblicati

Cari Lettori,
oggi vorrei presentarvi un romanzo che mi ha particolarmente colpito, soprattutto perché dedicato ad un dipinto conservato nella basilica di San Pietro a Perugia, la città in cui vivo. 
Si tratta di LA TELA DEL MALIGNO di Gianpiero Pisso, romanzo costruito a ritroso nel tempo che si propone di indagare la vita del pittore che realizzò la tela, Antonio Vassilacchi, alla scoperta del mistero celato nel dipinto. Il tutto intrecciato abilmente con i fatti storici di cui furono protagoniste l'Italia e l'Europa nel '600, 

Informazioni e Trama

Titolo: La Tela del Maligno
Autore: Gianpiero Pisso
Casa editrice: Eretica Edizioni
Genere: Romanzo mistery/storico
Pagine:  254
Formati disponibili: cartaceo
Anno pubblicazione: 2016.Atteso per inizio aprile.
prenotabile in ogni libreria indipendente o acquistabile  direttamente dal sito dell’editore
Prezzo copertina: € 15 euro
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Sinossi: Un interesse mediatico senza precedenti si è scatenato, nel 2012, per una scoperta che ha lasciato il mondo dell’arte, la Chiesa cattolica, università, studiosi di costumi, storici e gente comune senza parole. La televisione italiana ne ha parlato diffusamente in rubriche dedicate alla Scienza e al Mistero ma nessuno, ad oggi, è stato in grado di dare una spiegazione esauriente dei fatti.
  Dopo più di quattrocento anni una studiosa si è accorta casualmente che nella basilica di San Pietro a Perugia, esiste un quadro colossale, uno dei più grandi d’Europa, che cela un inquietante mistero. 
La tela, un dipinto a olio, opera di un artista di scuola veneziana, Antonio Vassilacchi, vissuto attorno al 1600 e contemporaneo di Tiziano, del Tintoretto e di Paolo Veronese, osservata da breve distanza mostra santi, papi, alti prelati attorno a san Benedetto da Norcia, ma scrutata dall’altare maggiore, dove è possibile una veduta d’assieme, mette in luce un volto demoniaco. 
Come è possibile che nessuno se ne sia accorto prima? Per quale ragione si è introdotta l’effigie del Maligno in un luogo consacrato? Che significato e quale fine può avere avuto un atto del genere?
  A tali domande solo l’autore della tela, Antonio Vassilacchi, potrebbe illuminarci in proposito ma l’eccelso artista ci ha lasciato quattrocento anni fa. L’Autore offre la sua personale interpretazione dei fatti, basandosi sulla Storia e sugli eventi noti. Dal suo racconto è possibile conoscere tutte le motivazioni che hanno spinto questo famoso pittore a un atto così provocatorio. 
Le bellezze e le brutture della laguna del 600 si fondono con gli avvenimenti tragici, le passioni e l’operosa ingegnosità di una delle repubbliche più gloriose e opulente della penisola, sopra la quale l’ombra inquieta della grave pestilenza del 1575, l’attività frenetica della Santa Inquisizione e altre calamità non previste sono in agguato per ghermirla e per distruggerla. 
La vita, le amicizie, gli amori e tutte le difficoltà del pittore greco, arrivato in giovane età a Venezia con la sua famiglia, sono rivissute fino alla sua decisione di giocare questo brutto tiro alla Chiesa e di beffarsi per più di quattro secoli di tutti noi. 
Mentre il Maligno sorride tra le fiamme nelle quali ordisce i suoi perfidi tranelli e la ventata eretica della riforma religiosa cozza contro la sanguinosa controriforma organizzata dalla Chiesa, l’arte fiorisce nella penisola come un fiore spuntato dal fango.
Riusciranno le forze del male a vincere la loro battaglia? 
Saranno capaci le nuove idee che aleggiano in Europa e tutti gli uomini di buona volontà a porre fine all’incedere del regno del Maligno? 
Nato in provincia di Varese, sul Lago Maggiore, dove attualmente risiede con la sua famiglia, l’autore è laureato in ingegneria aeronautica e ha, per molti anni, lavorato come dirigente industriale in grosse società italiane e multinazionali straniere.
Ama viaggiare e dedicarsi alle sue tre principali passioni: scrivere, leggere e dipingere ad acquarello. 
La sua narrativa, sempre attuale e talvolta ironica, rifugge dagli eccessi e vuole proporsi come una lettura spensierata, disinvolta e scacciapensieri. 

Vincitore del premio nazionale “Le Porte del Tempo” 2012, categoria Saggistica, con l’opera: La profezia del Cristo Pagano, edita da Eremon Edizioni. Ha pubblicato anche con Kindle l’e-book Rudiobus, il cavallo d’oro.


Il romanzo è retroattivo. L'incipit è la fine del racconto. Antonio Vassilacchi, insigne pittore di scuola veneziana, greco di origine, nato sull'isola di Milos ha vissuto sulla laguna ai tempi dei grandi Tiziano, Tintoretto e Veronese e allievo di quest'ultimo prima di diventare uno dei pittori preferiti dai dogi per affrescare le sale di Palazzo Ducale, si sobbarca in diligenza un lungo viaggio da Venezia a Perugia, unicamente per osservare come si comportano i fedeli durante la santa messa domenicale nella chiesa di San Pietro, adiacente al convento benedettino della città. Lì, alcuni anni prima, aveva dato una valida dimostrazione della sua arte, dipingendo ben undici tele della vita del Cristo, commissionate dal priore benedettino del convento.
Lo scopo della sua visita a Perugia è di costatare personalmente come i perugini avessero accolto il suo undicesimo dipinto, il più grande, quello che raffigura San Benedetto da Norcia, attorniato da santi, papi, porporati, che aveva denominato "Trionfo dell'Ordine dei Benedettini" e che faceva bella mostra sulla parete di ingresso alla chiesa. In quella tela aveva portato a termine la sua vendetta, mimetizzando il volto di un demone che si poteva però scorgere solo facendo molta attenzione alla visione d'assieme e non avvicinandosi troppo al dipinto. Altrimenti si sarebbero scorti solo i particolari, una schiera di prelati.
Perugia non aveva reagito come si sarebbe atteso. il suo piano di scandalizzare la città era fallito. Nessuno si era accorto delle sue intenzioni.
Durante il viaggio di ritorno in diligenza alla laguna ripercorre le tappe più significative e anche più dolorose della sua vita che lo avevano portato, giovanissimo, a Venezia: il suo apprendistato alla bottega del Veronese, il suo amore platonico per Marietta, l'infuriare della peste, la sua amicizia con un frate scomunicato nolano, Giordano Bruno, gli amori carnali con Marzia, disinibita perugina, l'incontro con padre Arnold, tutti i suoi tormenti per l'apparizione di una figura misteriosa che lo aveva in varie occasioni spaventato. Il demonio sembra accanirsi in modo particolarmente violento contro di lui. A Perugia, con il suo allievo prediletto, Tommaso, termina i lavori della commessa e consegna al priore benedettino le sue tele, compresa l'undicesima, quella con la quale condanna il Maligno a respirare ogni giorno il fumo delle candele, prigioniero in un luogo consacrato. Ci può essere punizione più grande per un angelo decaduto, causa di tanti mali? Poco importa se sinora i perugini non si siano ancora accorti di nulla.


Dipinto oggetto del romanzo: “Il Trionfo dell’Ordine dei Benedettini” di Antonio Vassilacchi, conservato nella basilica di San Pietro a Perugia.
 Che cosa ne pensate?
Buona Lettura,



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